Secondo una statistica pubblicata dal giornale teatrale milanese «Il Trovatore», sul finire del 1872 risultavano censite in Italia 1.494 Bande civili (con 40.472 componenti), 113 Fanfare civili (con 2.190 strumentisti), e anche 78 Bande e 40 Fanfare militari (con 3.760 musicanti) per un totale di 46.422 suonatori. Si tratta di numeri che fanno comprendere quale fosse l’importanza e la diffusione della cultura bandistica nel nostro Paese all’indomani dell’Unità d’Italia. Non abbiamo, invece, un calcolo, se non sommario, della diffusione delle Bande musicali in Sardegna, anche se è indubbia la loro presenza capillare nel tessuto urbano e contadino.
L’esempio più antico: la Banda del Reggimento Cacciatori di Sardegna
Tra le formazioni bandistiche più antiche di cui è rintracciabile la presenza in Sardegna, spiccano certamente quelle che hanno avuto sede a Cagliari in quanto nella città – capitale e sede di guarnigione del Regnum Sardiniae – erano sempre state presenti diverse fanfare militari. La più importante era stata la Banda del Reggimento Cacciatori di Sardegna, concessa da Vittorio Amedeo III di Savoia nel 1775.
Le Bande di Cagliari nell’Ottocento
Dopo la fine dell’età napoleonica e con l’inizio della Restaurazione, le bande militari svolgono ovunque in Europa un ruolo importante, favorito dalla coscrizione obbligatoria. Con la nascita della banda moderna si ha la diffusione di una nuova forma di spettacolo, caratterizzato dall’avere la piazza e la strada come scenario e dalla gratuità della sua fruizione.
Infatti da questo momento la banda ha un grosso valore divulgativo della musica colta, operistica e sinfonica, di difficile fruizione soprattutto nei piccoli paesi, dove la banda è l’unico modo con cui il popolo può ascoltare Verdi, Rossini o Puccini con le trascrizioni fatte spesso dai maestri stessi per questi organici.

Come accade in molte altre capitali italiane, anche a Cagliari la formazione bandistica del Reggimento della guarnigione consente il possibile utilizzo di strumentisti a fiato (di cui si avverte la carenza) negli eventi musicali organizzati in città, sempre più frequenti dopo la partenza dei Savoia dall’Isola.
Perciò i musicisti militari vengono frequentemente impiegati come “aggiunti” dell’Orchestra negli spettacoli teatrali e nei balli, come solisti nelle accademie e, talvolta, come componenti dell’organico della Cappella Civica, soprattutto nelle occasioni più prestigiose, quando si avverte la necessità di esibire una formazione ampia e imponente.
Da questa costante frequentazione delle strutture musicali della città, che poteva protrarsi per molti anni, spesso deriva che i componenti delle bande, dismessi i panni militari, si trasformino in strumentisti professionisti e possano insediarsi stabilmente a Cagliari, dove si accasano, insegnano musica privatamente e lavorano nella Cappella e nell’Orchestra del Teatro.
Le Bande musicali a Cagliari nel secondo Ottocento
Per sfuggire alla dipendenza dal presidio militare, nel 1849 alcuni azionisti privati fondano a Cagliari la Banda della Guardia Nazionale, la cui breve esperienza si conclude sette anni dopo. Tuttavia, nel 1856, vede finalmente la luce la Banda Civica di Cagliari, di cui diventa direttore Francesco Rachele, all’epoca diciannovenne e primo clarino della Cappella Civica della città. Sotto la sua guida la Banda Civica svolge per anni una fruttuosa attività divulgativa, eseguendo musiche di ogni repertorio, trascritte e rielaborate per mano dello stesso Rachele o da lui stesso create.
Sull’onda del successo che richiama il pubblico intorno alle manifestazioni bandistiche, molto presto alla Banda Civica e alla Banda del Reggimento Granatieri di Sardegna si affianca la Banda dell’Ospizio Carlo Felice. Voluta nel 1863 dal direttore dell’Ospizio Eugenio Cano e sostenuta dal Municipio di Cagliari, la formazione è addestrata da Nicolò Oneto e dal clarinettista Antonio Gariel. Purtroppo, la situazione del piccolo gruppo di fiati è strettamente legata all’interessamento del suo fondatore e la formazione cessa di funzionare nel 1871, quando il teologo Cano lascia Cagliari per assumere la carica di vescovo di Bosa.
Anche la vita della Banda Civica, in quegli stessi anni, appare tutt’altro che semplice. Il vuoto direttivo e le difficoltà organiche che attanagliano le altre istituzioni musicali cittadine dopo la morte di Nicolò Oneto, infatti, non la risparmiano, come dimostrano le numerose lettere scritte dal direttore Francesco Rachele al Sindaco di Cagliari. Una delle difficoltà ricorrenti che il capomusica deve affrontare riguarda la struttura stessa del complesso, vessato da suonatori inadeguati e trascurato finanziariamente dalla Municipalità che, a fatica, provvede alla manutenzione degli strumenti.
L’attività bandistica a Sassari
L’attività di bande legate alla presenza di presidi militari è documentata a Sassari almeno dal 1829 sino alla fine del secolo, anche se solo nel 1849, nell’ambito dell’istituzione della Guardia Nazionale nella città, vede la luce una formazione che dipende dalla Municipalità. La Banda della Guardia Nazionale, tuttavia, cessa di funzionare appena due anni dopo. Il complesso a fiati viene ricostruito nel 1860, ma nel 1862, il Consiglio Comunale decide di trasformare la Banda in una formazione municipale indipendente, anche per garantire una presenza costante nelle attività dell’Orchestra del Teatro Civico.
Dopo alterne vicende, la Banda assume una configurazione stabile nel 1879, quando viene riorganizzata all’interno dell’Istituto Musicale assegnandone la direzione «per chiara fama», e quindi senza concorso, al compositore Luigi Canepa, che viene dispensato dal dirigere in piazza e dall’indossare la divisa. Negli anni della direzione di Canepa il repertorio della Banda (costituita da 32 elementi), si amplia, ma quando nel 1884 viene soppresso l’Istituto Musicale, anche la Banda chiude i battenti.

Verso il Novecento
Istituita all’inizio degli Anni Sessanta, anche la Banda Civica di Alghero vive vicende alterne, cessando le attività nel 1872 con la chiusura di tutti i Corpi Musicali della città catalana. Nel 1890 la formazione risorge con il nome di Banda Progresso, nel 1891 diventa la Banda della Società di Mutuo Soccorso e, nel 1895, viene chiamata Banda Reduci.
Negli ultimi decenni del secolo, dopo l’Unità e la conquista di Roma, si era modificato radicalmente il rapporto tra Stato e Chiesa e le formazioni musicali più antiche di Alghero (che avevano collaborato con la Chiesa pur essendo fondate dalla Municipalità) hanno ormai oggettive difficoltà di finanziamento. Sono gli anni in cui la banda cittadina si raccoglie intorno alle figure di amatori e appassionati di musica algheresi, che tengono vivo l’interesse verso il repertorio bandistico senza riuscire, tuttavia, a strutturare il complesso di suonatori in senso professionale.
Insieme alla compagine algherese, alla fine degli Anni Sessanta, vedono la luce le Bande musicali di Oristano e Quartu Sant’Elena.

Negli anni seguenti, anche sull’onda dell’Unità di Italia, la fioritura delle formazioni bandistiche civili è incontenibile: si comincia a Sant’Antioco (1872), poi imitata da Iglesias (1873), Bosa e Ozieri (1879), Gonnosfanadiga (1880), Nuoro (1881), Calangianus (1883), Buggerru (1884), Lanusei (1885), Gonnesa (1890), Sestu e Villacidro (1895), Siliqua (1897); ma analoghe formazioni – anche se con un andamento meno regolare – sono attive pure a Carloforte, La Maddalena, Tortolì, Tempio, Olbia.
Tutte queste formazioni municipali conoscono una grande evoluzione negli anni che precedono il Novecento e la loro presenza diventa pressoché obbligatoria nei giorni di festa, sia in quelli legati al calendario civile, sia nelle feste di paese e del calendario liturgico. Il loro è soprattutto un ruolo sociale, in quanto costituirono dei centri di aggregazione sociale in piccoli paesi e in centri sperduti, dove rappresentano una possibilità di riscatto sociale per i bandisti, che spesso sono analfabeti, ma in grado di leggere la musica.
A Cagliari la Banda Civica, assai più della Cappella Civica e dell’Orchestra del Teatro Civico, dimostra di essere un organismo flessibile e di saper meglio assorbire i cambiamenti imposti dall’organizzazione musicale di fine Ottocento. L’ultimo decennio del secolo si snoda con il complesso bandistico del tutto inserito nelle strutture musicali della città e, come quelle, accuratamente disciplinato dal Regolamento per il Corpo Musicale della Città di Cagliari.
La formazione ha l’obbligo contrattuale di partecipare – come minimo – a cento concerti all’anno, della durata di almeno un’ora e mezza ciascuno, da tenersi nelle date fissate dal Sindaco di Cagliari, con l’esecuzione di sinfonie, trascrizioni operistiche e pezzi strumentali; le prove necessarie alla preparazione di tali esibizioni pubbliche non possono essere meno di quattro alla settimana, allo scopo di ottenere delle manifestazioni di qualità. Il maestro capo-banda ha il compito di scegliere i brani da effettuare e di provvedere alla creazione di un repertorio musicale sempre aggiornato, predisponendo ogni mese lo studio di una nuova composizione sinfonica o operistica e di altri due ballabili o marce.
Alle soglie del Novecento, la Banda Civica di Cagliari è dunque una compagine di consolidata esperienza, composta da quarantacinque elementi, di cui ventotto stabili e diciassette ‘aggiunti’. Sensibile al generale apprezzamento dei cittadini, all’inizio del nuovo secolo il Comune di Cagliari gratifica la Banda Civica, costruendole un palco stabile a gradinate, in semicerchio e con leggii fissi, in un garbato stile liberty sulla terrazza del Bastione di San Remy.
Bibliografia essenziale
MYRIAM QUAQUERO e ANTONIO LIGIOS, Musiche e Musicisti in Sardegna, Sassari, Carlo Delfino Editore, 2005.
La Banda Musicale, a cura di SERGIO DURZU, DANIELA MONTIS, FRANCESCO PITTAU, Monastir, Grafiche Ghiani, 2008.
L’immagine in testa all’articolo è il particolare di un acquarello donato dal Re Vittorio Emanuele II al Museo Storico dei Granatieri di Sardegna e rappresenta una sfilata del Reggimento all’epoca di Vittorio Amedeo III. Essa è tratta dal sito Granatieri di Sardegna. Trecentocinquant’anni di storia italiana.